Molte adolescenze sono difficili, ma quella di Gaia, protagonista del libro “L’acqua del lago non è mai dolce”, sembra destinata a non ottenere alcun riscatto. Ne ha parlato l’autrice Giulia Caminito, finalista al Premio Strega e vincitrice del Premio Campiello 2021, al festival Restart, promosso a Roma dall’Associazione daSud. L’incontro si è svolto l’1 ottobre nella biblioteca BiblioAP, uno spazio nel quartiere Cinecittà recuperato grazie al progetto #Altafrequenza, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.
Giulia Caminito ha raccontato di come la sua sensibilità verso i problemi dell’adolescenza sia cresciuta stando a contatto con ragazze e ragazzi durante le edizioni di Under, il festival di nuove scritture organizzato da Associazione daSud in collaborazione con ÀP, l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, per avvicinare giovani scrittori agli adolescenti che potrebbero diventare futuri lettori, o dedicarsi a loro volta alla scrittura.
Gaia, la protagonista del libro “L’acqua del lago non è mai dolce”, è una ragazza piena di rabbia perché non riesce ad avere niente di davvero suo: vive con la famiglia in una casa occupata, gioca con una bambola cucita con pezzi di stoffa avanzati, i capelli glieli taglia la madre in casa, sempre la madre prende per lei e per gli altri tutte le decisioni che contano, come quella di trasferirsi ad Anguillara e abbandonare la vita costruita a Roma fino ad allora. Gaia accumula così tanta rabbia e frustrazione che alla fine esplode verso i suoi coetanei, costruendo rapporti disfunzionali e arrivando a fare del male agli altri.
In questo quadro i grandi assenti sembrano essere gli adulti: adulti che non si accorgono di ciò che Gaia sta diventando, perché lei non comunica con loro. A cominciare dalla madre Antonia, un personaggio per cui Giulia Caminito si è ispirata a una donna realmente conosciuta. Una donna forte, che proietta sulla figlia aspettative e speranze di una vita migliore rispetto a quella che ha vissuto lei. Ma niente sembra aiutare Gaia a dare una svolta al suo percorso, nemmeno lo studio.
“L’acqua del lago non è mai dolce” è un libro che racconta una storia in cui ognuno di noi può ritrovare un pezzo del proprio vissuto, ma è importante riflettere sul confine tra il desiderio di riscatto e la furia cieca da cui non c’è ritorno. Un confine sui cui solo la comunità educante può intervenire, per incanalare positivamente le energie dei ragazzi più difficili.
Servizio a cura di Rosa Cambara