Una prigionia. Così è stato definito l’ultimo anno di pandemia dai tanti ragazzi che non hanno potuto vivere con spensieratezza i momenti più belli dell’adolescenza. Intere giornate passate in casa davanti a uno schermo, tra le lezioni a distanza, le videochiamate con amici e parenti e l’impossibilità di trovare uno sfogo alle proprie energie. E anche nei periodi in cui le restrizioni si sono allentate, è rimasta la paura di poter contagiare gli altri o di essere contagiati. Una paura che ha limitato i rapporti con gli altri, gli abbracci, i primi amori.
Tutto questo è stato raccontato dai ragazzi che hanno partecipato al contest “Io come Dante”, promosso da Con i Bambini in occasione dell’anno di Dante Alighieri per dare voce agli adolescenti persi nella selva oscura. Una selva oscura intesa come momento di difficoltà a causa dell’isolamento o di un altro grande disagio vissuto, da cui è importante uscire con l’aiuto delle persone vicine, adulti e coetanei.
“Siamo bloccati in una pandemia, costretti a rimanere ognuno nelle proprie case, come bestie in gabbia – scrive Domenico, 16 anni, in un racconto letto dallo scrittore Fabio Geda – Ma la cosa che mi fa più rabbia è il fatto che debba passare gli anni più belli della mia vita, quelli che non tornano più a detta di molti, senza poter neanche uscire, correre e abbracciare le persone che amo, senza essere investito da questo senso di paura di nuocere agli altri e a me stesso”.
Fabio Geda, scrittore ed educatore, ha affrontato spesso nei suoi romanzi il tema della fuga e della salvezza. Ma c’è una grande differenza tra lo scappare da qualcosa e il fuggire verso qualcosa. Nel suo libro più famoso, “Nel mare ci sono i coccodrilli”, Geda racconta la storia vera di Enaiatollah Akbari, un ragazzo fuggito dall’Afghanistan a causa della guerra e delle persecuzioni, fino al suo arrivo in Italia, dove ha potuto studiare ed essere accolto in una nuova famiglia.
“Enaiatollah scappava da un Afghanistan in fiamme – spiega Geda – ma lui è sempre fuggito verso un’idea di futuro molto chiara. Lui cercava un posto in cui poter studiare, un posto in cui poter sognare se stesso”. Molti ragazzi di oggi, invece, secondo Geda, sono in fuga da qualcosa, ma senza sapere dove andare.
“Quest’anno ho parlato con moltissimi adolescenti durante la didattica a distanza – continua Geda – Tanti li ho percepiti in fuga da questa situazione, dalla pandemia, dalla prigionia a cui erano costretti, perché si sentivano esattamente così, in prigione, impossibilitati a vivere la vita dovuta alla loro età: incontrare gli amici, mettere in gioco le facce, i corpi. Molti di questi ragazzi che pensavano soltanto a scappare da qualcosa li ho sentiti molto più sofferenti di quelli che, invece, ho avuto l’impressione stessero già scappando verso qualcosa, cioè coloro che, consapevoli che questa esperienza sarebbe comunque finita, stavano già immaginando come godere di più, in maniera più viva, più forte, più intensa, della vita che avrebbero scoperto subito fuori da questa sorta di prigione”.
Di prigionia parla anche Domenico, il ragazzo che ha partecipato al contest “Io come Dante”, autore del racconto che Fabio Geda ha scelto di leggere nel video. “Un anno. Bloccati in questo scenario quasi surreale – scrive Domenico – E le pareti di questa stanza adesso sono sbarre che mi intrappolano costringendomi al pensiero e alla solitudine. La mia selva oscura, il mio tunnel infinito. Sono stufo di questo posto, di queste mura che spezzano le mie ali da sognatore. Voglio correre, correre, correre”.
A tutti i ragazzi come Domenico, che dopo oltre un anno di limitazioni si riaffacciano alla vita, Fabio Geda rivolge il suo augurio: “Spero davvero che la maggior parte dei ragazzi, e degli adulti che camminano accanto a questi ragazzi, una volta usciti da questa esperienza, riescano a fuggire verso un futuro migliore, godendo di più del presente grazie a questo periodo complicato, che diventerà presto passato”.
Il racconto completo di Domenico è disponibile qui.
Tutti i racconti, podcast e video ricevuti in risposta al contest sono online sul blog “Il come Dante”.
Servizio a cura di Rosa Cambara