A Maratea un gruppo speciale di artigiane sta tessendo connessioni tra tradizione e innovazione. Le loro mani abili lavorano con cura i libbani, le “corde del mare”, prodotti artigianali unici che traggono ispirazione dalle tecniche antiche di lavorazione della tagliamani, l’Ampelodesmos mauritanicus, una pianta che danza con il vento marino. Ma c’è di più dietro a queste opere d’arte: c’è un impegno profondo per l’inclusione e l’empowerment delle donne marateote e dei paesi limitrofi, in un contesto che le vede spesso a rischio di marginalità economica e sociale.
Tutto questo grazie al progetto “Intrecci di comunità”, realizzato da CIF Lauria con il sostegno di Fondazione con il Sud e Enel Cuore Onlus. Per tenere viva questa tradizione, è stato realizzato un laboratorio di formazione sulla tecnica tradizionale aperto a circa 20 persone, grazie al contributo di alcune donne che già conoscevano la tecnica. In particolare, Angelina Tortorella è una delle memorie storiche di questa tradizione: già da piccola lavorava come libbanaia insieme alla mamma, imparando così una tecnica unica.
Successivamente, è stata realizzata una call internazionale finalizzata a due residenze artistiche con laboratori intensivi con i designer Sara Bologna e Davide Tagliabue che ha permesso alle donne libbanaie di apririsi a un approccio diverso da quello meramente legato alla tradizione.
Le libbanaie di Maratea sono molto più di semplici artigiane: sono testimoni di una storia che si tramanda da generazioni, unendo le antiche tradizioni marinare con la maestria delle arti manuali. Ma il loro lavoro va ben oltre la creazione di bellissimi oggetti: è un percorso di dignità, riscatto e indipendenza per donne che, spesso, si trovano a dover lottare per essere ascoltate e riconosciute nella società.
Nel contesto delle aree interne e marginali, dove le opportunità di lavoro per le donne sono sempre più limitate, il valore di un percorso di inserimento lavorativo collettivo è inestimabile. Queste artigiane non solo imparano le tecniche antiche della lavorazione delle corde, preservando così un importante pezzo di patrimonio culturale immateriale, ma vengono accompagnate in un viaggio che le trasforma in vere e proprie imprenditrici.
Una delle sfide principali affrontate da molte di queste donne è la situazione di vulnerabilità economica e sociale. Lavorando insieme, all’interno di un ambiente di sostegno e solidarietà, possono condividere le proprie esperienze, superare le difficoltà e costruire un futuro più luminoso.
La lavorazione dei libbani non è solo un esempio di artigianato di alta qualità, ma anche di come l’arte e il lavoro collettivo possano essere strumenti di cambiamento sociale. Ogni prodotto che esce dalle mani di queste donne porta con sé una storia di resilienza, determinazione e bellezza.
In un momento in cui il mondo sta cercando modi nuovi e innovativi per affrontare le sfide sociali ed economiche, le libbanaie di Maratea offrono un esempio luminoso di come il lavoro collettivo, l’autoimprenditorialità e il sostegno strategico possano trasformare le vite delle persone. Le loro corde del mare non sono solo oggetti di bellezza, ma anche fili che tessono un futuro migliore per tutte le donne delle aree marginali e interne che si impegnano per realizzare i propri sogni e per essere protagoniste della propria vita.
Servizio a cura di Lara Esposito
Si ringrazia per la collaborazione Marialuisa Firpo, co-ideatrice e responsabile della comunicazione del progetto “Intrecci di comunità” e Marco Deodati, videomaker