Ristabilire un equilibrio sostenibile tra la vita privata e il lavoro, rafforzare le comunità e rilanciare i territori. Anche dal punto di vista economico, attraverso la partecipazione e la consapevolezza dei cittadini. Sono questi, in estrema sintesi, i principali obiettivi di South Working – Lavorare dal Sud. Un progetto strutturato in collaborazione con la Fondazione CON IL SUD e nato durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. In quei mesi, centinaia di lavoratori hanno lasciato le città estere o del centro Nord-Italia per andare o tornare nelle città e nei piccoli centri del Sud, gestendo il proprio lavoro da remoto.
Il progetto, promosso dall’omonima associazione, ha intercettato un fenomeno spontaneo di risposta a una situazione emergenziale e lo ha messo a sistema con l’obiettivo di ripensare le dinamiche occupazionali, integrando modalità di lavoro agile che possano soddisfare le necessità aziendali e alti standard di benessere del dipendente. E contemporaneamente portare benefici anche per i territori, che si ripopolano di consumatori, di capitale umano portatore di energie, idee e partecipazione.
Caratteristica dei “south worker”, dei lavoratori che scelgono di lavorare dal Sud, è la preferenza di uno spazio terzo di lavoro ovvero dei “presidi di comunità” ovvero spazi pubblici o privati di coworking, che sono intesi non come spazi di lavoro condiviso tradizionali, ma come dei luoghi di partecipazione dal basso, collaborazione, innovazione, incontro intergenerazionale, educazione. Sono spazi privati come Beehive-Valore Sud a Trapani, nato con il sostegno di Fondazione con il Sud, Casa Netural a Matera, Moltivolti a Palermo o Isola a Catania, o spazi pubblici come South Working Petralia Sottana o South Working Castelbuono, entrambi sulle Madonie, tra i quali l’associazione South Working – Lavorare dal Sud sta creando una Rete per il South Working.
Un progetto molto concreto, che è anche però una importante azione di sensibilizzazione e advocacy finalizzata a invertire lo schema delle politiche tradizionali secondo cui le assunzioni sarebbero conseguenza del miglioramento di infrastrutture e servizi e soprattutto degli incentivi agli investimenti delle imprese al Sud. South Working-Lavorare dal Sud intende, invece, favorire prima di tutto lo spostamento, almeno per alcuni periodi, di lavoratori che lo desiderano al Sud, iniettando liquidità nell’economia, tramite i consumi nel breve termine e anche gli investimenti nel medio termine, stimolando anche l’intero ecosistema all’ideazione di nuove risposte ai problemi storicamente percepiti.
Tramite un Osservatorio in collaborazione con Università e centri di ricerca, infine, il progetto prosegue con la mappatura delle necessità, i bisogni e le criticità che il “south working” comporta. Un tema su cui è stato recentemente pubblicato per Donzelli, “South Working: per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia”.
Servizio a cura di Claudia Cannatà e Carmen Baffi
Grazie alla collaborazione di Elena Militello, Presidente e fondatrice di South Working – Lavorare dal Sud A.P.S